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La lingua
ungherese

 
 
         
    Ahány nyelvet tudsz, annyi ember vagy    
    ('tante lingue conosci tante persone sei') -
dice un proverbio ungherese: vale a dire che per parlare un'altra lingua bisogna diventare un'altra persona. Non si può, infatti, conoscere veramente una lingua se non si impara a pensare come la gente che la parla.
Ogni lingua è lo specchio della vita materiale e morale di un popolo cioè della sua civiltà. Voler imparare una lingua, dunque, significa innanzitutto sforzarsi di capire ed accettare ciò che è diverso da noi e dalla nostra cultura senza preclusioni o presunzioni aprioristiche. Cosa difficile a farsi perchè comporta elasticità mentale e sincero rispetto per gli altri: riuscire però a farlo significa non solo imparare una lingua, ma arricchire la propria persona. Questo è vero a maggior ragione per una terra, l'Ungheria, e per la sua lingua tanto diversa da quelle europee più comunemente conosciute e parlate.
   
         
    I rapporti Italia-Ungheria    
         
    I rapporti dell'Italia con questo paese di antichissima civiltà hanno una storia molto lunga, favoriti come furono e sono dalla vicinanza geografica e determinati, di volta in volta, da ragioni dinastiche, confessionali, mercantili. Sono stati costanti anche se non sempre improntati ad amicizia: il carattere, la mentalità, il modo di vivere profondamente diversi hanno talvolta creato un clima di diffidenza e di sospetto che non hanno però impedito di riconoscersi in ideali comuni e di apprezzarsi reciprocamente. In questi ultimi anni, poi, il desiderio di conoscersi ha dato vita ad un crescente flusso turistico, economico, commerciale e culturale dall'Italia all'Ungheria e vicerversa.    
         
    Origini della lingua    
    La lingua ungherese appartiene al ceppo uralico o ugrofinnico ed è pertanto geneticamente estranea alla maggior parte degli idiomi europei. I popoli uralici sono, oltre agli ungheresi, i voguli e gli ostiachi, ad essi più affini per parentela, i finnici, i careli, gli estoni, i voti, i livoni, i vepsi, i lapponi, i ceremissi, i mordvini, i votiachi, i sirieni: tutti questi vivono prevalentemente nell'Eurasia settentrionale. Gli ungheresi sono gli unici a vivere più a sud, nel Bacino dei Monti Carpazi dove hanno stabilito la loro terra di elezione fin dall'896; rappresentano più dellla metà dei popoli uralici che sono circa 24 milioni. L'ungherese ('magyar') è parlato da più di 15 milioni di persone di cui circa 11 milioni fanno parte della Repubblica Ungherese ('Magyar Köztársaság').    
         
    L'ungherese è una lingua "anziana"!    
    L'Ungheria è uno dei pochi paesi dell'Europa (accanto alla Svezia e la Dania) con una situazione linguistica semplice ed omogenea il che vuol dire che più del 95% della popolazione usa la stessa lingua sostanzialmente uniforme come lingua madre e questa è anche la lingua nazionale del paese. Forse il 10% di tutti gli stati liberi ha una disposizione linguistico-politica di questo tipo. La storia autonoma della magiarità inizia attorno al 1000 a.C. quando l'etnia con una propria parlata si separa dalla comunità territoriale e linguistica ugrica condivisa fino ad allora con le genti che diventeranno i voguli e gli ostiachi. Ciò significa che l'ungherese, avendo almeno 3000 anni, è una lingua "anziana" anche rispetto alla maggior parte delle lingue europee. Nel corso della sua storia la lingua ungherese aveva un ruolo fondamentale nella conservazione dell'identità e autonomia dell'etnia magiara. La lingua sosteneva la magiarità nell'aspirazione all'indipendenza, nelle lotte per lo sviluppo sociale e culturale e come nel passato anche nel presente assicura l'unità nazionale.    
         
    L'ungherese è una lingua musicale!    
    Zoltán Kodály, il famoso compositore ungherese del '900, sosteneva che il tratto più caratteristico di una lingua fosse dato dal suo suono particolare, dalla sua musica di cui la si poteva riconoscere come il fiore del profumo e il vino dell'aroma. Nel 1836 il cardinale Mezzofanti, il cui parere può essere considerato autorevole in quanto parlava e scriveva oltre 60 lingue, affermò che secondo lui la lingua più melodiosa e più adatta a verseggiare e nello stesso tempo più capace di svilupparsi, dopo l'italiano e il greco, fosse l'ungherese. Come mai Mezzofanti, considerato il più grande genio linguistico del mondo, fu tanto colpito dalla melodia dell'ungherese? Le ragioni obiettive sono molteplici. La giusta proporzione esistente tra vocali e consonanti (su 100 suoni 42 sono vocali), la ricchezza del sistema consonantico (che, con i suoi 29 elementi è uno dei più ricchi in Europa) e la sua distribuzione che evita l'accavallamento, l'alternarsi delle vocali lunghe e brevi, indipendente dall'accento fisso sulla prima sillaba, la legge dell'armonia vocalica, antica eredità del gruppo linguistico uralico sono i più importanti fattori che rendono la linigua dolce e melodica. La formazione dei suoni non varia a seconda delle posizioni tonica / atona o inizio / interno / fine parola: ogni vocale e ogni consonante si pronuncia sempre allo stesso modo, eccezion fatta per i piccoli aggiustamenti di tipo 'assimilazione' che tendono a diminuire eventuali difficoltà di pronuncia determinate dall'accostamento di consonanti dissimili per loro natura, aggiustamenti che seguono l'andamento naturale della parlata secondo quanto avviene anche in italiano...    
         
    L'ungherese è una lingua semplice!    
    L'ungherese è dunque una lingua bella per chi la conosce e la parla - scusate la passionalità di chi scrive - e si dice che sia difficile per chi la studia. E' convinzione della scrivente, prima lettrice, poi collaboratrice ed esperta di madre lingua ungherese dal 1986 all'Università di Padova che la difficoltà dell'ungherese sia determinata soprattutto dalla sua diversità rispetto alle lingue europee più comunemente note. Se infatti confrontassimo il sistema linguistico dell'ungherese con quello italiano senza pregiudizi, il più possibile come 'a mente vuota' troveremmo che in molti ambiti l'ungherese presenta un quadro più semplice. Solo a titolo di esempio citiamo qui alcuni tratti dell'ungherese come l'assenza della distinzione in generi grammaticali, la mancata concordanza con i quantificatori e tra nome testa e specificatori, il ridotto numero dei tempi verbali, ecc. Paradossalmente questa semplicità in quanto è diversa da quello che si ha già dentro veicolato attraverso la propria madre lingua o eventualmente altre lingue già conosciute, può risultare a volte difficile da accettare e da apprendere. Abbiamo già accennato al fatto che l'ungherese è una lingua genealogicamente lontana dalle lingue "europee", lo è anche tipologicamente, quindi nella realizzazione formale attuale dei concetti da esprimere.    
         
   

L'ungherese è una lingua "LEGO"!

   
© Università degli Studi di Padova - Centro Linguistico di Ateneo
progetto: Edit Rózsavölgyi,
realizzazione grafica: Katia Carraro e Erik Castello
  Senza approfondire in questa sede la caratterizzazione dell'ungherese, alla quale si rimanda alle lezioni, vorremmo ricorrerere a una metafora per descrivere l'ungherese come una lingua LEGO e chi lo utilizza un architetto che ha a disposizione per costruire il lessico, mezzi formali grammaticali, una serie di regole che prevedono i possibili accostamenti e le gerarchie tra i vari elementi. Gli elementi formali che il nostro architetto utilizza sono numerosi, ma precisi e univoci, perciò si sceglierà con mano più sicura; si costruirà in modo quasi matematico e il risultato sarà logico e trasparente. Il nucleo del lessico è di origine ugro-finnica e può sembrare ostico all'inizio, ma l'ungherese ha accolto e sta accogliendo molti prestiti da altre lingue. Lo stesso carattere della lingua ungherese, pur restando nei tratti fondamentali fedele all'antica eredità, si è in parte adattato per effetto areale a altre lingue che hanno influenzato il suo sviluppo.