El
coro de las maravillas de la globalización pierde
su alegría cuando se habla de circulación
de personas. Ante la inmigración, los poetas del
fin de la historia se callan. ¿Por qué?
Es siempre útil preguntarse por lo inhibido, por
aquello de lo que no se quiere hablar, por la preocupación
que se oculta detrás del entusiasmo o de la inquietud.
Las fabulaciones sobre la globalización y los miedos
ante la inmigración son la expresión de
un mismo temor, de un mismo tabú: el mundo occidental
es la minoría rica de la humanidad, hay varios
miles de millones de personas que nos contemplan desde
la miseria. Una situación así atemoriza
porque se antoja insostenible. La globalización
es la fantasía de que esta fractura se puede suturar,
de que un día todo será uno; el miedo ante
la inmigración es el temor a ser vistos, a ser
reconocidos como ricos y a ser obligados a compartir nuestras
riquezas. De ahí la esquizofrenia dominante ante
la emigración: lo dicen las encuestas, crece la
xenofobia, pero se siente compasión de los ilegales,
de los que son devueltos por la fuerza a sus países;
el mercado de trabajo pide mano de obra inmigrante, pero
la ciudadanía quiere muestras de firmeza por parte
de los gobernantes; se necesitan y se rechazan; la globalización
es el mercado universal, dicen, pero se reconstruyen las
fronteras. |
Il
coro delle meraviglie della globalizzazione perde la sua
gioia quando si parla della circolazione di persone. Di
fronte all'immigrazione i poeti della fine della storia
tacciono. Perché? E' sempre utile interrogarsi
su ciò che è inibito, su ciò di cui
non si vuole parlare, sulla preoccupazione che si nasconde
dietro all'entusiasmo e all'inquietudine. Le storie sulla
globalizzazione e le paure di fronte all'immigrazione
sono l'espressione di uno stesso timore, di uno stesso
tabù: il mondo occidentale è la minoranza
ricca dell'umanità, ci sono miliardi de persone
che ci contemplano dalla miseria. Una situazione simile
spaventa perché uno la percepisce come insostenibile.
La globalizzazione è la fantasia che questa frattura
si possa suturare, che un giorno tutto sarà uno.
La paura di fronte all'immigrazione è la paura
di essere visti, di essere riconosciuti come ricchi e
di essere obbligati a condividere le nostre richezze.
Quindi la schizofrenia dominante di fronte all'immigrazione;
lo dicono le indagini: aumenta la xenofobia, però
si prova compassione verso gli illegali, verso coloro
che sono rimandati con la forza nei loro paesi. Il mercato
del lavoro domanda mano d'opera immigrante, ma la cittadinanza
vuole esempi di fermezza da parte dei governanti; ne abbiamo
bisogno e li rifiutiamo; la globalizzazione è il
mercato universale, dicono, però si ricostruiscono
le frontiere. |